La riserva naturale Selva del Lamone si estende su oltre duemila ettari di territorio forestale all’estremo limite del Lazio, in quella regione nota come Alta Tuscia. Parte integrante della Maremma tosco-laziale, costituisce una delle più importanti testimonianze residuali delle antiche foreste planiziare che coprivano in passato buona parte dell’Italia medio-tirrenica, nonché certamente un unicum per le caratteristiche geomorfologiche dominate da eccezionali formazioni vulcaniche.
La Riserva Naturale Selva del Lamone è un luogo unico e come tale preserva unicità e peculiarità custodite all’interno di questo habitat in larga parte dominato da fitocenosi forestali decidue. Ciò che rende assolutamente caratteristica l’area del Lamone è proprio l’elemento costitutivo, genetico in senso di origine, del territorio stesso: una vasta colata lavica costituita da morfologie a domo, blocchi di dimensioni decimetriche accumulati uno sull’altro, caldere di collasso, fratture, il tutto fotografato come in una istantanea di 150.000 anni or sono, appunto il periodo a cui si fa risalire l’attività effusiva che determinò questa paleomorfologia e che ebbe origine dalla Caldera Poligenica di Latera.
Su questo soprassuolo litoide si è sviluppata una foresta la cui suggestione deriva dalla sua impenetrabilità, dalle variazioni cromatiche e dai giochi di luce cangiante sia lungo il corso della giornata ma anche durante le stagioni; un macro-ecosistema complesso che appare superficialmente omogeneo, ma che invece racchiude biotopi circoscritti e una incredibile biodiversità di flora, fauna e habitat.
Il valore inestimabile di questa foresta è stato sancito anche dall’attribuzione delle certificazione forestale PEFC che costituisce, nello specifico, un importante riconoscimento in riferimento al precedente che esso assume: ovvero la qualificazione attesta, per la prima volta a livello nazionale e internazionale, il significato intrinseco di una foresta che, come il Lamone, assurge ad elemento di eccezionale rilevanza non tanto per il valore economico della risorsa del legnatico – che in realtà si traduce essenzialmente nel garantire l’approvvigionamento nell’ambito degli usi civici gravanti e quindi esclusivamente per la popolazione locale, ma per la commistione di valenze che definiscono l’unicum protetto. Una configurazione forestale particolarmente ben conservata, un contenuto naturalistico di indiscutibile rilevanza, un geo-paesaggio davvero unico, un patrimonio archeologico diffuso di alto valore testimoniale, con siti insediativi e necropoli di età protostorica, insediamenti fortificati e architetture funerarie etrusche, testimonianze medievali e un disegno rurale antico fatto di macere a secco, sono tutti elementi che sono alla base della attribuzione della certificazione forestale.
testi:
www.selvalamone.it
immagini:
www.tesoridellazio.it
www.panoramio.com